Nella filosofia antica la nozione di memoria si connette con il problema della possibilità di un sapere inconscio cui essa dà luogo. Alla sua soluzione sono legate sia la concezione platonica sia quella aristotelica.
Studio della memoria
In termini molto generali, la memoria può essere intesa come la capacità di un sistema qualsiasi (un robot, un organismo, un individuo, un gruppo, un’istituzione, un’intera società) di ricevere, conservare e recuperare informazioni. L’ampiezza di questa definizione ci fa subito capire come molte discipline abbiano fatto della memoria un oggetto delle loro ricerche. I filosofi, da Platone a sant’Agostino, da Leibniz a Spinoza, fino a Bergson e molti altri, ⋯
La nozione di memoria
In termini molto generali, la memoria può essere intesa come la capacità di un sistema qualsiasi (un robot, un organismo, un individuo, un gruppo, un’istituzione, un’intera società) di ricevere, conservare e recuperare informazioni. L’ampiezza di questa definizione ci fa subito capire come molte discipline abbiano fatto della memoria un oggetto delle loro ricerche. I filosofi, da Platone a sant’Agostino, da Leibniz a Spinoza, fino a Bergson e molti altri, ⋯
La Memoria
In Platone la memoria (μνήμη) è una sorta di serbatoio delle conoscenze, in cui l’anima accoglie e ritiene le impressioni; sulla differenza tra questa memoria inconsapevole e la reminiscenza consapevole (ἀνάμνεσις), attivata in occasione dei richiami associativi della conoscenza sensibile, Platone imposta poi la sua dottrina sulla conoscenza delle idee come reminiscenza di un sapere che l’anima avrebbe acquisito nella sua precedente esistenza.
Pur senza aderire alla dottrina gnoseologica ⋯