Termine comparso nel 19° sec. in Germania per designare inizialmente la dottrina di coloro che, contro il panteismo, affermavano l’esistenza di un Dio personale. Il termine si impose anzitutto nel solco kantiano: Renouvier lo introduceva in Francia con la pubblicazione, nel 1903, di un libro intitolato Le personnalisme con il quale intendeva sottolineare la realtà ontologica e giuridica di un Io ideale, la persona, che si libera dall’Io empirico condizionato dalla natura e dalla società. Anche se, in seguito, nasceranno versioni del personalismo assai distanti dal kantismo, il termine conserverà, in filosofia, l’impronta di questo appello etico a un’esistenza responsabile, che è la caratteristica dei moralisti kantiani.
Il Personalismo
All’inizio del 20° sec. la corrente del cattolicesimo sociale s’incontra con questa influenza kantiana, e il punto di convergenza sarà costituito proprio dal vocabolo «persona», il cui ambito semantico si specifica in due direzioni: una giuridica, la persona come soggetto di diritti, e una teologica, la persona come essere autonomo dotato di una virtualità di esistenza eterna. Il giuoco reciproco di queste diverse accezioni favorisce il nascere di un ⋯